Da giorni non si parla d’altro. Il caso del falconiere della Lazio, colui che custodisce l’aquila Olympia, ha fatto il giro del mondo, destando tantissime polemiche. La notizia non è che Juan Bernabé si sia sottoposto ad intervento chirurgico per impiantare una protesi peniena per risolvere una disfunzione erettile, ma che abbia pubblicato sul proprio social un’immagine molto intima del proprio organo appena operato, generando discussioni e reazioni.
Fermo restando, che non è questa la sede per aggiungere la nostra opinione su questa vicenda, come redazione di Medicina Regione Lazio, ci siamo interessati per fornire al nostro pubblico, ulteriori informazioni riguardo all’intervento per l’impianto di una protesi peniena. Visto che da qualche giorno sui motori di ricerca non si cerca altro, forse sulla spinta di molti uomini (e chissà forse anche da parte di qualche donna interessata per il proprio partner) che cercano di saperne di più su questa che può essere una pratica a cui sottoporsi per avere una sorta di “eternità” del proprio organo.
(nella foto Juan Bernabé insieme al chirurgo che l’ha operato, prof. Gabriele Antonini)
L’intervento chirurgico per l’impianto di una protesi peniena è una procedura medica utilizzata per trattare la disfunzione erettile (DE) grave che non risponde ad altri trattamenti, come farmaci orali, iniezioni o dispositivi a vuoto. Le protesi peniene sono dispositivi che vengono impiantati chirurgicamente all’interno del pene per consentire un’erezione artificiale. Esistono due principali tipi di protesi peniene: le protesi semirigide (o malleabili) e le protesi gonfiabili.
Esistono due tipi di protesi peniene
Protesi semirigide (malleabili):
Si tratta di barre flessibili impiantate nei corpi cavernosi del pene.
Sono sempre rigide, ma possono essere piegate verso il basso o verso l’alto.
Sono più semplici da impiantare, meno costose e richiedono una manutenzione minima.
Protesi gonfiabili:
Questi dispositivi hanno un meccanismo che consente di gonfiare e sgonfiare la protesi.
Di solito consistono in tre componenti: cilindri gonfiabili inseriti nel pene, una pompa posizionata nello scroto e un serbatoio di liquido collocato nell’addome.
Offrono un’erezione più naturale rispetto alle protesi semirigide.
Procedura chirurgica
L’intervento si svolge in anestesia generale o locale con sedazione. Si inizia con la preparazione, ovvero l’area chirurgica viene sterilizzata per ridurre il rischio di infezione. Successivamente Il paziente viene posizionato in modo adeguato. Viene praticata un’incisione alla base del pene, sul pene stesso o nell’area scrotale. Il chirurgo crea uno spazio nei corpi cavernosi del pene per inserire i cilindri protesici. Se si tratta di una protesi gonfiabile, vengono inseriti anche la pompa e il serbatoio.
Le incisioni vengono suturate e la ferita viene coperta con una medicazione sterile.
Recupero
L’ospedalizzazione per questo tipo di intervento di solito dura 1-2 giorni. Possono essere presenti per alcune settimane e vengono gestiti con antidolorifici. Di solito è possibile riprendere dopo circa 4-6 settimane.
Possibili rischi includono infezioni, rottura della protesi o problemi meccanici (nelle protesi gonfiabili).
C’è da dire, infine, che la protesi peniena è efficace nel ripristinare la funzione sessuale in oltre il 90% dei casi. È una soluzione permanente, ma irreversibile, poiché durante l’intervento vengono rimossi i tessuti naturali del pene che permettono un’erezione spontanea.