La salute mentale affronta sfide sia a livello globale sia locale, con impatti significativi sull’individuo e sulla società nel suo complesso.
La salute mentale è un pilastro essenziale per il benessere individuale e collettivo, influenzando l’istruzione, il lavoro, l’integrazione sociale e la sicurezza. Tuttavia, gli attuali investimenti non sono all’altezza dei bisogni, creando un crescente divario tra domanda e risorse disponibili.
Si è parlato di questo nel corso dell’evento “LA SALUTE MENTALE NEI TERRITORI”, organizzato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Johnson & Johnson e Otsuka.
Valutazione degli indicatori di outcome e organizzazione dei servizi
“La valutazione degli indicatori di outcome emerge come una priorità fondamentale per misurare l’efficacia delle pratiche di cura e intervento-, spiega il Professor Giuseppe Ducci, Direttore DSM ASL Roma 1. Attraverso un’analisi sia qualitativa che quantitativa, è possibile ottenere una comprensione più profonda dell’impatto delle politiche e dei servizi sulla salute mentale, con un focus specifico sull’Italia Centrale. Un sistema sanitario efficace richiede un’organizzazione ottimale dei servizi, con un’enfasi particolare sull’integrazione socio-sanitaria. La collaborazione tra servizi sanitari, organizzazioni sociali e comunità può migliorare notevolmente l’accessibilità, la tempestività e l’efficacia delle cure”.
Scenario in continua evoluzione
“La salute mentale è un tema caro a questo governo e un settore molto attenzionato, soprattutto in questi ultimi anni in cui la società è messa a dura prova dai grandi cambiamenti in corso, dai ritmi di lavoro e ancor di più dall’eredità lasciata dal Covid che ha portato forme di depressione e disagio sociale, in particolar modo tra i giovani, che si affiancano alle patologie preesistenti -, continua Francesco Zaffini, Presidente X° Commissione Permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), XIX Legislatura, Senato della Repubblica. A fronte di questo scenario in continua evoluzione e nonostante sia ormai riconosciuto anche dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che gli investimenti in salute mentale portano ad un aumento del Pil nazionale, mancano ancora strutture organizzate e i finanziamenti in questo settore si collocano al 3% del Fsn, con regioni come Campania e Lazio che scendono addirittura sotto questa soglia. Ecco perché stiamo lavorando a un disegno di legge sull’organizzazione sanitaria nel suo complesso. Il nostro obiettivo è migliorare la qualità e la disponibilità delle prestazioni, definendo nuovi percorsi di assistenza integrata sul territorio. E anche se la coperta è corta, questo lo sappiamo, il nostro obiettivo è riuscire ad arrivare ad un’organizzazione che risponda ai nuovi bisogni dei cittadini e che nello stesso tempo tuteli anche la sicurezza degli operatori sanitari messa a rischio in tutti i presidi, come testimoniano i continui fatti di cronaca”.
Ridefinizione della missione e coinvolgimento della comunità
“Per migliorare i servizi di salute mentale, è essenziale un continuo processo di ridefinizione e rinegoziazione della missione di ciascun servizio e dipartimento, nonché del Servizio Sanitario Nazionale nel suo complesso – afferma Giuseppe Cardamone, Direttore, Unità Funzionale Complessa Salute Mentale Adulti, Prato. La missione dei Dipartimenti di salute mentale sul territorio si realizza attraverso la creazione di una rete di agenzie pubbliche e private, una varietà di strutture e operatori culturali che devono imparare a dialogare tra di loro e con la comunità di riferimento. Questo dialogo dovrebbe essere facilitato tramite l’implementazione di pratiche di coinvolgimento progettate per favorire la partecipazione attiva della comunità”.
Grosse variabilità interregionali
“La salute mentale in Italia risulta gravemente sottofinanziata -, conferma Tommaso Maniscalco, Coordinatore Gruppo Interregionale Salute Mentale, Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni, Direttore DSM ULSSS7 Pedemontana. I dati ci dicono di un 3% medio del Fondo Sanitario Nazionale, con grosse variabilità interregionali. Si rammenta che già il 18 gennaio 2001 (più di 23 anni fa!) le Regioni, con un documento sottoscritto all’unanimità da tutti Presidenti, si erano impegnate a garantire la soglia minima del 5% per l’area salute mentale. Il problema, peraltro, va individuato nel complessivo limitato finanziamento centrale della salute pubblica, che si attesta attualmente a poco più del 6% del PIL, che si ripercuote anche nell’area di nostra competenza. Al di là della notevole variabilità di finanziamenti interregionali, vanno in particolare attenzionati i modelli attuati (la disomogeneità è particolarmente evidente talora anche all’interno delle stesse regioni) e la grossa carenza di indicatori sia di esito che di processo”.
La psichiatria complessa
“Il paziente lavoro quotidiano denso di tentativi, riflessioni, fallimenti e nuovi tentativi più efficaci delle nostre equipe multiprofessionali ha segnato sentieri in deserti emozionali che ci hanno insegnato tanto, dice Massimo Mari, Direttore del Dipartimento Salute Mentale, AST Ancona. Il nostro sapere di non sapere ci ha permesso di ascoltare l’altro da Sé, aiutandolo a scoprire ciò che non sapeva di sapere, avendo, oltre la soddisfazione di osservare tanti cambiamenti e maturazioni personali sia nelle persone in cura che negli allievi, anche l’apprendimento sempre personalmente nutriente e motivante che il privilegio della nostra professione permette. Certamente non è bastato sapere di non sapere, ma anche l’introiezione dell’esperienza dei nostri maestri, che hanno costruito metodi di inquadramento per apprendere da tanta complessità dal biologico al comunitario, è stata fondamentale. L’orgoglio di aver visto tanti risultati aumenta il dolore di poterli perdere”.
Ripensare i servizi di salute mentale e l’invecchiamento della popolazione
“Trovo fondamentale un confronto interdisciplinare su una delle questioni più cruciali, resa ancor più evidente dalla pandemia – conclude Giuseppe Quintavalle, Commissario straordinario della ASL Roma 1. “Dovremmo capitalizzare sull’apporto del PNRR per potenziare il territorio in vari ambiti, come logistica ed efficientamento informatico, e per riorganizzare i servizi di salute mentale. È evidente che la salute mentale stia subendo nuove configurazioni a causa dell’emergenza sanitaria, con un aumento delle patologie anche tra i giovani, adolescenti compresi. È imperativo affrontare non solo le risposte psicologiche, ma anche quelle psichiatriche e acute. L’invecchiamento della popolazione ci imporrà di rivedere e riorganizzare i servizi, tra cui le case di comunità, l’assistenza domiciliare e la formazione dei caregiver. Questi temi cruciali richiedono una seria riflessione e azione”.